I Socialisti e Democratici oggi hanno suonato un campanello d’allarme. A dieci mesi dall’inizio della pandemia COVID-19, abbiamo un numero sempre maggiore di evidenze che dimostrano come il lockdown abbia generato un picco di violenza contro le donne, un allargamento del divario digitale di genere, un aggravamento del disequilibrio di genere nelle professioni assistenziali non riconosciute e non retribuite, e un potenziale impatto a lungo termine sul lavoro e il reddito femminile. Ciò nonostante, non abbiamo visto azioni Ue volte a restituire risposte efficaci alla crisi in termini di genere e, sfortunatamente, la promessa di una proposta legislativa sulla trasparenza delle retribuzioni, pur essendo un primo passo assolutamente necessario per porre fine a un tenace divario di genere delle retribuzioni, langue ancora in fondo alla lista delle priorità ed è stata rinviata.

Nell’ambito della discussione e delle votazioni relative a tre risoluzioni sul tema della parità di genere, il Gruppo S&D chiede una serie di misure concrete per proteggere più efficacemente i diritti della Donna. Dobbiamo riprendere in mano con urgenza e adottare la direttiva sulle donne nei consigli di amministrazione, ratificare la Convenzione di Istanbul per eliminare la violenza sulle donne e introdurre misure legislative vincolanti in fatto di trasparenza delle retribuzioni. La strategia Ue sulla parità di genere, proposta dalla Commissione il marzo scorso, va implementata energicamente al più presto possibile.

La portavoce S&D sui diritti della Donna e la parità di genere, Maria Noichl, anche relatrice dell’Europarlamento per la strategia sulla parità di genere, ha dichiarato:

“Oggi è un buon giorno per le donne. Donald Trump è finalmente fuori dalla Casa Bianca, Kamala Harris è la prima vicepresidente donna degli Stati uniti e il Parlamento europeo sta riportando l’uguaglianza di genere nell’agenda dell’Europa. Oggi vogliamo dire sì a una società equilibrata in termini di genere e no alla violenza sulle donne in tutte le sue declinazioni.

“Se non cambia nulla in Europa, la parità di genere sarà raggiunta solo fra molti anni. La strategia sull’uguaglianza di genere e le azioni proposte, sono una pietra d’inciampo per una corsia preferenziale, più rapida, verso l’uguaglianza fra uomo e donna. Essa rafforza anche la nostra posizione di fronte a una regressione nei diritti delle donne che, nostro malgrado, possiamo osservare in diversi stati membri come Polonia e Ungheria. Lo Stato di Diritto in Europa può esistere solo se esiste una parità di genere, senza la quale la democrazia arretrerà”.

Heléne Fritzon, vicepresidente S&D e relatrice sulla crisi e il post crisi COVID-19 in una prospettiva di genere, ha aggiunto:

“Dall’inizio di questa pandemia, il Gruppo S&D ha chiesto una risposta proattiva e attenta in termini di genere. La violenza domestica e di genere è aumentata, i diritti e la salute sessuale e riproduttiva sono stati messi sotto attacco, e l’esperienza che ci viene da crisi precedenti suggerisce che la situazione economica delle donne, nel lungo periodo, ne pagherà le spese in modo sproporzionato. Tutto ciò investirà negativamente anche i nostri figli.

“Non possiamo permetterci che questa crisi si traduca in una crisi di uguaglianza di genere. Pertanto, noi siamo ancora una volta a chiedere alla Commissione e agli stati membri di porre la parità di genere e i diritti delle donne al centro della ripresa e dei piani di resilienza. Se vogliamo rilanciare l’economia e porre rimedio ai danni sociali della crisi, è essenziale aumentare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e rafforzare l’integrazione fra le politiche ambientali, digitali e il principio dell’uguaglianza di genere.

“L’uguaglianza di genere è uno degli strumenti più importanti per costruire un’Europa forte e verde una volta sconfitta la pandemia”.

La relatrice S&D sul divario digitale di genere e la partecipazione delle donne nell’economia digitale, l’eurodeputata Maria Manuel Leitão Marques, ha commentato:

“La bassa presenza di donne nel settore tecnologico si riflette nelle statistiche. Solo il 17% dell’1,3 milioni di persone che hanno intrapreso studi in tecnologie della comunicazione e dell’informazione nell’Ue, è donna. È ovvio che questo è un dato che deve cambiare, che dobbiamo cambiare, per stimolare l’economia e permettere alle donne di avere un ruolo sempre maggiore nella società contemporanea.

“Per realizzare questo obiettivo dobbiamo iniziare dalla lotta agli stereotipi di genere già a scuola e promuovere le competenze digitali e la partecipazione femminile nell’economia digitale e nell’apprendimento costante. Chiediamo alla Commissione di creare sistemi di tutoraggio improntati su un modello femminile nell’ICT a ogni livello e grado del sistema educativo e di sviluppare programmi di formazione e tirocinio professionale, per la qualificazione e la riqualificazione pensati specificamente per le donne”.

Eurodeputati coinvolti
Capo delegazione
Vicepresidente
Svezia
Coordinatrice
Germania
Capo delegazione
Membro
Portogallo
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