Il COP26 è giunto a conclusione. La delegazione S&D, durante cinque giorni di missione a Glasgow, ha avuto l’opportunità di confrontarsi con delegati di tutto il mondo in una serie d’incontri e di presentare le azioni Ue per affrontare la crisi climatica e centrare l’obiettivo di Parigi per contenere il riscaldamento entro gli 1,5°C.

La coordinatrice S&D in commissione ambiente, l’europarlamentare Jytte Guteland, ha dichiarato:

“Possiamo dire che, a livello globale, il COP26 ha rappresentato un timido passo nella direzione giusta. Siamo delusi per la mancata concretizzazione di svolte più sostanziali come avremmo desiderato e ci saremmo aspettati. Tuttavia, alcuni progressi per mantenere ancora in vita l’obiettivo 1,5° ci sono stati.

“Tutti gli attori di rilievo e i grandi Paesi hanno riconosciuto l’urgenza di passare all’azione: l’Ue ha la propria Legge sul clima e il Green Deal, e il presidente Joe Biden ha riportato gli USA sotto l’ala dell’Accordo di Parigi; la Cina ha promesso di raggiungere il picco delle emissioni, mentre l’India ha alzato l’asticella dell’ambizione per le energie rinnovabili entro il 2030. Il fatto che finalmente USA e Cina vogliano lavorare insieme sul cambiamento climatico non può che essere visto come un aspetto positivo.

“È di fondamentale importanza che molti Paesi si siano impegnati a ridurre del 30% delle emissioni di metano entro il 2030, a eliminare l’energia derivante dal carbone entro il 2030 nei Paesi più sviluppati ed entro il 2040 in quelli in via di sviluppo, a fermare la deforestazione entro il 2030, a eliminare le auto alimentate con combustibili fossili entro il 2035 nei Paesi più sviluppati ed entro il 2040 in quelli in via di sviluppo.

“Come progressisti non possiamo esimerci dall’evidenziare i limiti di questi impegni e gli importanti passi ancora da compiere. Gli USA e la Cina dovrebbero convergere sugli impegni riguardo il metano e l’eliminazione dei veicoli alimentati a combustibili fossili; la Cina dovrebbe interrompere lo sviluppo dell’energia derivante dal carbone; l’India deve raggiungere lo zero netto molto prima del 2070; Australia e Brasile dovrebbero alzare il livello dell’ambizione degli impegni assunti nel 2015; l’Arabia Saudita non può rallentare il mondo intero sul tema dei combustibili fossili. In qualità di vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmermans ha dichiarato: ”La prosperità dell’Europa fu costruita sul carbone – se continuiamo in questa direzione il carbone ne decreterà anche la morte”. L’Ue non deve aspettare il resto del mondo per eliminare il carbone.

“Il tempo scorre e noi dobbiamo agire subito. Se non ora, quando?”.

Mohammed Chahim, eurodeputato S&D e vicepresidente responsabile per il Green Deal, ha commentato:

“Questo COP26 a Glasgow non avrebbe potuto essere più diverso dal COP25 di Madrid di due anni fa. Il mondo oggi è totalmente cambiato. Gli USA hanno riaderito all’Accordo di Parigi, Paesi come la Cina e la Russia hanno promesso di diventare clima-neutrali, e il COVID-19 ha sparigliato completamente le carte a livello globale. L’Ue ha portato a Glasgow non solo la promessa di diventare clima-neutrale entro il 2050, ma una Legge sul clima e una legislazione atte a raggiungere quell’obiettivo.

“Sono felice che durante il COP26 sia aumentato il livello di consapevolezza dell’enorme differenza che passa tra rimanere entro i 2° o gli 1,5° gradi di riscaldamento: che questo concetto sia stato adottato nel testo finale è un aspetto molto importante. Dobbiamo capire che i costi di adattamento potrebbero sfuggirci di mano se non investiamo adeguatamente in politiche di mitigazione oggi stesso.

“Abbiamo sentito promesse sul metano, sulla deforestazione e sugli investimenti nei combustibili fossili. Purtroppo non abbiamo compiuto progressi significativi su alcuni dei problemi più brucianti, che non compaiono nel documento e nelle dichiarazioni conclusive della conferenza. Interrompere i sussidi per i combustibili fossili a livello global è una massima priorità per il futuro più prossimo. Non dobbiamo lasciare la questione aperta e l’Ue dovrebbe assumere l’iniziativa da questo punto di vista”.

Cyrus Engerer, eurodeputato S&D membro della commissione ambiente, ha aggiunto:

“A seguito delle perdite e dei danni provocati dai disastri naturali si sono visti dei progressi, ma servono impegni più solidi e stringenti dai Paesi più ricchi in materia di finanziamento delle politiche di adattamento. I Paesi più vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico da anni pongono l’accento sulla necessità di intervenire sui costi economici e sociali del cambiamento climatico. È giunto il momento che i maggiori emettitori della storia, i più ricchi e sviluppati, smettano di tirarsi indietro di fronte alle proprie responsabilità e affrontino il problema dei danni e delle perdite.

Dobbiamo proteggere le comunità e gli habitat naturali che stanno subendo le maggiori conseguenze del cambiamento climatico, e che hanno avuto responsabilità molto limitate nel provocarlo. È tempo che gli inquinatori paghino. Noi condanniamo l’ingiustizia climatica”.

Eurodeputati coinvolti
Vicepresidente
Paesi Bassi
Membro
Malta
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