La crisi COVID-19 ha fatto emergere i gravi problemi strutturali con i quali si devono confrontare i moltissimi lavoratori che si sono trasferiti in un altro Paese Ue, soprattutto nei settori dell’agricoltura, dell’edilizia e dell’assistenza. Durante il dibattito che si terrà nella tarda giornata di oggi al Parlamento europeo riunito in plenaria, i Socialisti e Democratici chiederanno alla Commissione di garantire un approccio condiviso e maggiori responsabilità lungo tutta la catena dei subappalti. Il rafforzamento della responsabilità degli appaltatori principali nella catena dei subappalti, serve a garantire certezza legale dei pagamenti di tutti i contributi di sicurezza sociale dei lavoratori, a salvaguardarne i diritti e a migliorare in modo significativo la situazione dei lavoratori mobili, i lavoratori del settore trasporto merci e persone. L’adozione della relazione parlamentare sui lavoratori mobili è prevista per la sessione plenaria dell’Europarlamento di mercoledì.

Alicia Homs, eurodeputata S&D responsabile per i lavoratori mobili, ha dichiarato:

“I lavoratori che lavorano in un altro Paese Ue sono senza protezione e corrono il rischio concreto che il loro committente scompaia improvvisamente una volta terminato il lavoro, lasciandoli senza stipendio e contributi di protezione sociale. Per fermare questo tipo di sfruttamento vogliamo che gli appaltatori principali assumano maggiori responsabilità. Se uno dei soggetti subappaltatori incaricati per lo svolgimento di un lavoro dovesse non pagare le retribuzioni ai lavoratori, ne dovrà rispondere l’appaltatore principale. Noi chiediamo alla Commissione di garantire un approccio comune e maggiori responsabilità lungo tutta la catena dei subappalti.

“Oggi circa il 4% dei cittadini europei in età da lavoro risiede in un altro Paese Ue e sono in aumento i numeri dei lavoratori transfrontalieri, i lavoratori stagionali o distaccati. Non possiamo permettere che il mercato unico sia minato da coloro che giocano sulla debolezza dei diritti dei lavoratori, basse retribuzioni e pessime condizioni di lavoro. L’Ue deve cambiare passo negli sforzi per proteggere questi cittadini lavoratori che hanno creduto alle promesse di libera circolazione per tutti gli europei.

Agnes Jongerius, eurodeputata S&D e portavoce del Gruppo per l’occupazione e i diritti sociali, ha aggiunto:

“Dobbiamo frenare la tendenza ad aprire il mercato del lavoro Ue ai cittadini non Ue sulla base delle competenze. Questo approccio, seppur adottato con le migliori intenzioni, comporta un costo umano troppo alto. Le competenze sono suscettibili di molteplici interpretazioni e corriamo seriamente il rischio di aumentare lo sfruttamento dei lavoratori; sarebbe auspicabile quindi adottare come le qualifiche come criterio di base. Già oggi, imprese e agenzie di lavoro interinale nei Paesi Bassi, assumono lavoratori dal Kazakistan, dalla Moldavia, dal Nepal e dalle Filippine per lavorare nella logistica, nei trasporti, nell’agricoltura, e spesso in condizioni di lavoro penalizzanti e ben lontane dagli standard di lavoro locali. Tutti i lavoratori, siano essi locali, mobili, provenienti da altri Paesi Ue o non Ue, meritano di lavorare e beneficiare degli stessi alti standard del Paese ospitante. I lavoratori devono essere colleghi e non competitor costretti a ingaggiare una corsa al ribasso in termini di retribuzioni e diritti”.

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