S&D: i nostri sindacati hanno ragione quando chiedono una migliore protezione per la nostra industria

I Socialisti e Democratici esprimono il loro sostegno ai migliaia di lavoratori e sindacalisti che hanno manifestato oggi a Bruxelles contro il dumping e per la protezione dell’occupazione industriale nell’Unione europea.
Essi criticano anche le misure proposte oggi dalla Commissione europea, in quanto non ridurrebbero i rischi connessi alla concorrenza sleale legata all’import, in particolare dalla Cina, e hanno ribadito l’urgenza di strumenti di difesa commerciale più forti (i TDI).

La portavoce S&D sui meccanismi di difesa commerciale, Alessia Mosca, dichiara:

“Gravi distorsioni commerciali stanno colpendo diversi settori industriali Ue, come quello dell’acciaio e dell’alluminio, con un alto impatto sull’occupazione. Solo nel settore dell’acciaio, oltre 40mila lavoratori in Europa hanno perso il lavoro dal 2007.

“La Commissione ha avuto anni per affrontare questa situazione, ma nonostante cio’ la proposta presentata oggi non dà risposte alle istanze espresse dal nostro gruppo e tocca solo superficialmente i temi più importanti al centro delle nostre preoccupazioni.

“L’introduzione del concetto di di distorsione significativa – non definita nella normativa WTO -, la discrezione lasciata ai servizi della Commissione nella preparazione di un report che descriva la situazione in un certo paese o settore, e l’inversione dell’onere della prova, che stando alla proposta spetterà al ricorrente, sono tra le questioni più problematiche.

“Continueremo a insistere sulla strategia di reindustrializzazione, che deve includere moderni strumenti di difesa commerciale volti a garantire una concorrenza leale a livello globale e  a impedire ulteriori forme di dumping sociale e ambientale”.

Il portavoce S&D per il commercio internazionale, David Martin, dichiara:

“Metà dell’acciaio mondiale è prodotto dalla Cina a prezzi stracciati. Non possiamo e non vogliamo competere con loro, perché tali prezzi cosi’ bassi spesso sono ottenuti a spese della salute dei lavoratori, dei diritti del lavoro e del degrado ambientale. 

“La proposta di oggi non tampona la marea dell’import cinese. L’industria Ue ha bisogno di una metodologia anti-dumping che rifletta in modo appropriato i livelli di interferenza e aiuti di Stato nell’economia cinese.

“L’Ue deve impedire il riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina a tutti i costi, perché questo vorrebbe dire accettare la competizione sleale a danno dei nostri lavoratori”.