Oltre 400mila europei muoiono prematuramente ogni anno a causa della cattiva qualità dell’aria che respirano. Ecco perché oggi il Parlamento europeo ha approvato una nuova normativa che riduce i limiti di emissione di inquinanti pericolosi negli Stati membri dell’Ue.

La revisione della direttiva sui limiti di emissioni nazionali (National Emissions Ceiling Directive, NECD) include target vincolanti per il 2030 sulle emissioni di cinque inquinanti: anidride solforosa (SO2), ossido di nitrogeno (NOx), particelle sottili (PM2.5), composti organici volatili non metanici (NMVOCs) e ammoniaca (NH3).

I Socialisti e Democratici hanno sostenuto questa nuova normativa perché essa consentirà di salvare vite umane e anche di risparmiare risorse pubbliche: i governi nazionali pagano tra i 300 e i 900 miliardi all’anno per costi legati alla salute. Tuttavia, proprio la dura opposizione degli Stati membri, ha impedito di ottenere misure ancora più ambiziose, come quelle richieste dal gruppo S&D.

Il Consiglio Ue, infatti, ha bloccato una serie di misure, inclusi i target di emissione per metano e i target vincolanti per il 2025[1], e ha spinto per delle flessibilità che potrebbero rendere più difficile il raggiungimento degli obiettivi [2].

Seb Dance, portavoce S&D sulla qualità dell’aria, dichiara:

“Abbiamo un disperato bisogno di limiti ambiziosi e vincolanti su questi inquinanti mortali per fare in modo che i governi nazionali possano eliminare quel killer invisibile che ogni anno uccide 400mila persone in Europa. Queste nuove norme consentiranno di dimezzare il numero delle vittime entro il 2030.

“Purtroppo, i ministri dei vari governi hanno lavorato con estrema forza per annacquare queste misure in ogni occasione, guidando una coalizione che fin dal principio ha cercato di fermare il cambiamento. Non si puo’ negare che il Parlamento abbia chiesto una maggiore ambizione e che i governi nazionali possano e debbano fare di più. Ma dinanzi all’intransigenza degli Stati membri e all’urgenza del problema, non è certo il momento di opposizioni di principio che avrebbero potuto rallentare l’applicazione della normativa da parte dei governi.

“Da cittadino e politico britannico, sono anche preoccupato per il grave rischio che una possibile ‘hard Brexit' pone alle politiche per l’ambiente e la salute pubblica nel Regno Unito. La stragrande maggioranza delle nostre protezioni in materia ambientale, inclusi i limiti all’inquinamento dell’aria, derivano dalla normativa Ue. Il governo britannico deve garantire all’opinione pubblica che non farà passi indietro su queste protezioni una volta lasciata l’Unione europea”.

La portavoce S&D su ambiente e salute, Miriam Dalli, dichiara:

"E’ un peccato che gli Stati membri non abbiano voluto fare di più per proteggere la salute dei nostri cittadini. Chiediamo più ambizione e ci attendiamo che tutti gli Stati membri rispettino in pieno le nuove norme.  Le città e le località ad alto rischio che sono esposte a un forte inquinamento dell’aria devo aumentare i loro sforzi per mitigare efficacemente i problemi e restare in linea con i target di emissione dell’Ue.

“Un accordo sugli obiettivi per il 2030 è il primo passo. Tuttavia, dobbiamo continuare a lavorare per raggiungere obiettivi di lungo termine. Questa è un’opportunità per l’industria e l’economia di seguire un percorso sostenibile e le direttive sulla riduzione delle emissioni sono di importanza fondamentale per una transizione verso la sostenibilità”.


[1] I governi nazionali avranno target intermedi non-vincolanti per il 2025. Il Parlamento ha fatto pressioni perché tali target fossero vincolanti. I target 2025 saranno determinati sulla base di una traiettoria lineare verso i target 2030, ma gli Stati membri potranno decidere di seguire una traiettoria non-lineare se questa sarà più efficiente. Per farlo, dovranno presentare una motivazione e un piano che garantisca il raggiungimento dei limiti previsti per il 2030.

[2] Ai paesi Ue sarà consentito di fare una media delle loro emissioni per un arco di tempo di tre anni in caso di una ‘estate estremamente asciutta’ o di un ‘inverno estremamente freddo’. I governi nazionali potranno anche rideterminare l’insieme delle loro emissioni (previo accordo da parte della Commissione europea) qualora le emissioni di un determinato settore siano più alte del previsto. Tuttavia, gli Stati membri devono dimostrare che tale aumento non derivi dall’attuazione di questa legislazione.