Oggi i Socialisti e Democratici sosterranno le relazioni annuali del Parlamento europeo sui
progressi dei tre Paesi dei Balcani Occidentali: Kosovo, Bosnia Erzegovina e Serbia. Ognuno di
questi Paesi è in una fase diversa del percorso europeo e va valutato per i propri meriti e sulla
base di rigidi criteri. S&D insiste sul fatto che il futuro dell’intera area dei Balcani Occidentali sia
nell’Unione europea.

Il messaggio per la Serbia è chiaro: S&D esorta Belgrado a compiere chiare scelte pro-europee, a
ripristinare lo Stato di diritto e a prendere seriamente il processo di adesione. La Serbia deve
altresì allinearsi alle sanzioni Ue contro la Russia per l’attacco di Putin all’Ucraina. Diversamente, ci
saranno conseguenze sulla prospettiva europea del Paese. Deploriamo che siano stati necessari
tre mesi perché Belgrado rendesse noto il risultato delle elezioni tenutesi il 3 aprile scorso.

Per quanto riguarda il Kosovo, S&D ha commentato l’aumentata stabilità politica e il forte
impegno nel percorso europeo, ed esorta gli stati membri Ue ad adottare finalmente un sistema
che consenta ai cittadini del Kosovo di viaggiar senza obbligo di visto. Qualsiasi ulteriore rinvio o
ritardo minerebbe la credibilità dell’Ue e la sua reputazione di partner affidabile.

I Socialisti e Democratici sostengono fermamente le sovranità e l’integrità territoriale della Bosnia
Erzegovina e chiede con urgenza che l’Ue applichi sanzioni contro Milorad Dodik, leader
dell’autoproclamata Republika Srpska, un’entità autonoma risultato di un lungo percorso
separatista. Il Gruppo S&D chiede anche che il Commissario per il vicinato e l’allargamento, Olivér
Varhelyi, chiarisca la propria posizione in merito a un suo presunto ruolo nel favorire la deriva
separatista e l’ascesa di Dodik in Bosnia Erzegovina.

Demetris Papadakis, eurodeputato S&D e negoziatore sulla serbia, ha commentato:

“Ho un messaggio chiaro da recapitare alla popolazione serba: noi continueremo a sostenere una
Serbia autenticamente democratica come membro della famiglia europea.

“Purtroppo il percorso di adesione della Serbia sta subendo importanti ritardi, di cui se ne può fare
una colpa solo al governo. Le riforme procedono a rilento, la giustizia sociale è inesistente e lo
Stato di diritto e la democrazia sono sotto attacco. L’opposizione è marginalizzata e i giornalisti e i
media non filogovernativi sono messi a tacere.

“Deploriamo che il risultato finale delle elezioni sia stato reso noto solo ieri, a tre mesi dalle
elezioni parlamentari, cosa che impedito il formarsi e il riunirsi dell’assemblea parlamentare.
Qualcuno potrebbe pensare che ciò sia stato fatto di proposito per evitare di dover decidere sulle
sanzioni contro la Russia per l’attacco di Putin all’Ucraina. Se la Serbia vuole davvero essere parte
della famiglia europea, deve adeguarsi immediatamente”.

Andreas Schieder, eurodeputato S&D e negoziatore sul Kosovo, ha dichiarato:

“Il Kosovo ha provato con costanza il proprio impegno nelle riforme è si è dimostrato un partner
affidabile. Anche noi abbiamo apprezzato e commentato i progressi nelle riforme e la maggior
stabilità politica. Di contro l’Unione europea non ha mantenuto la promessa di garantire un
sistema che consenta ai cittadini del Paesi di viaggiare senza visto, atteso da tempo nonostante il

Kosovo abbia soddisfatto tutti i criteri già nel 2018. Stiamo instillando dubbi e frustrazione sull’Ue
tra le giovani generazioni.

“Io chiedo a Francia e Olanda di rimuovere il veto e consentire al Consiglio di dare il via libera al
sistema libero da visti per i viaggi dei cittadini del Kosovo. Ci auspichiamo che questa sia l’ultima
relazione a dover trattare questo tema. Ulteriori rinvii metterebbero in discussione la credibilità e
l’autorevolezza dell’Ue come partner”.

Il commento di Dietmar Köster, eurodeputato S&D e negoziatore sulla Bosnia Erzegovina:

“La Bosnia Erzegovina vuole appartenere all’Ue e il Paese ha bisogno di una chiara prospettiva
europea, con l’acquisizione dello status di paese candidato. È stato il primo stato a implementare
le riforme contro la corruzione e a rafforzare lo Stato di diritto e ha bisogno d’istituzioni
democratiche ben funzionanti, buon governo e rispetto dei diritti fondamentali.

“I leader bosniaci devono focalizzarsi sulle riforme per fornire a tutti i propri cittadini condizioni di
vita dignitose, a prescindere dal gruppo etnico di appartenenza. Molti politici tengono il Paese in
una fase di stallo per questioni etniche e culturali. Io spero che le elezioni di ottobre possano
vedere un’alta partecipazione e portino una ventata di cambiamento positivo affinché la Bosnia
Erzegovina compia rapidi progressi verso il proprio futuro europeo. Detto questo, ricordiamoci che
anche la nostra Unione ha bisogno di essere riformata per

Eurodeputati coinvolti
Membro
Germania
Capo delegazione
Membro
Cipro
Capo delegazione
Membro
Austria
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