I membri Socialisti e Democratici del Parlamento europeo stanno facendo pressione sulla Commissione e sugli stati membri affinché si schierino nettamente dalla parte delle persone LGBTI in Europa, reagendo agli attacchi e alla legge che ne viola palesemente i diritti in Ungheria. La legge, introdotta dal governo Orbán stigmatizza e discrimina le persone LGBTI vietando contenuti con riferimenti all’omosessualità, alla transizione sessuale o all’identità di genere nelle scuole, in televisione o nei film, per i ragazzi inferiori ai diciotto anni, equiparando l’omosessualità alla pornografia.

Il Gruppo S&D ha guidato la risposta del Parlamento, condannato categoricamente questo ultimo ennesimo attacco ed esortato azioni concrete per fermare la diffusione dei reati d’odio omofobo e la discriminazione in Europa. In una risoluzione che sarà posta al voto giovedì, l’Assemblea definirà i passi da compiere dalla Commissione e dal Consiglio, compresa una seria applicazione della procedura da articolo 7, prevedendo raccomandazioni e sanzioni per il governo ungherese e attivando i nuovi meccanismi a disposizione dell’Ue che vincolano il bilancio e l’accesso alle risorse Ue al rispetto dello Stato di Diritto.

Iratxe García Pérez, europarlamentare e presidente del Gruppo S&D, ha dichiarato:

“Venerdì scorso, in Spagna, un ragazzo di 24 anni, Samuel, è stato pestato a morte da tredici persone che inveivano contro di lui insulti omofobi. Samuel è solo l’ultima vittima delle conseguenze della retorica dell’odio e anti LGBTI. I discorsi, la retorica e le politiche discriminatorie stanno circolando in Europa attraverso l’azione delle destre estreme complici della crociata omofoba e anti diritti umani di alcuni governi. I diritti LGBTI sono diritti umani fondamentali. Nell’Unione europea la discriminazione delle persone LGBTI, così come di qualsiasi altro gruppo o minoranza, è illegale. Pertanto, la nuova legge ungherese deve essere immediatamente ritirata o abolita perché in violazione dei diritti umani, offensiva e deplorevole. Queste leggi sono il seme dell’odio e della violenza. Tutti devono avere gli stessi diritti e opportunità nella nostra Unione, a prescindere dalle proprie inclinazioni o identità sessuali. Il Consiglio ha reagito timidamente all’ultima mossa del governo ungherese, ma c’è bisogno di azioni concrete: utilizzo del meccanismo di condizionalità di rispetto dello Stato di Diritto, sanzioni nell’ambito della procedura da articolo 7 e sblocco della Direttiva anti-discriminazione. Ma sia chiaro: l’Ungheria non è Orbán. È il suo governo a essere inadeguato, non certo le persone LGBTI”.

Cyrus Engerer, negoziatore S&D sulla relazione, ha dichiarato:

“Lavorando a questa relazione, l’immagine che tornava alla mia mente era quella di amici con i quali sono cresciuto, in una società fortemente conservatrice. Amici che hanno dovuto sopportare un peso talmente schiacciante, assegnato loro da una società che credevano non li avrebbe mai accettati e capiti, da indurli a sperare e desiderare di lasciare questo mondo. Il dramma è che è esattamente ciò che hanno fatto. Per questo è così importante garantire che tutti i bambini, gli adolescenti, i giovani, abbiano accesso all’informazione e alla conoscenza, e che capiscano che la diversità non è e non deve essere un peso da sopportare, ma un’opportunità da cogliere. In Ungheria molte persone tenute ai margini della società stanno aspettando un nostro segnale, una nostra iniziativa che ridia loro speranza. Sanno che l’Unione europea alla quale il loro Paese aspirava ad aderire nel 2004, era un’Unione che propugnava valori di uguaglianza, diritti umani e protezione delle minoranze. Questi valori trascendono qualsiasi legge nazionale e le persone si aspettano quindi che sia l’Ue a proteggerli come cittadini europei e difenda strenuamente i propri stessi valori. Ci vuole coraggio a presentarsi come la comunità gay in tutto il mondo, dall’Ungheria alla Polonia, dalla Polonia alla Georgia, dalla Georgia al Ghana e in ogni altro luogo. Il coraggio di essere chi siamo, di amare chi vogliamo amare e amiamo, di uscire allo scoperto, di scendere in piazza e affermare la nostra identità, di presentarci di fronte a coloro che vorrebbero che noi non esistessimo. Ci vuole coraggio”.

Eurodeputati coinvolti
Presidente
Spagna
Membro
Malta
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