"La sentenza della Corte è una buona notizia nella misura in cui, finalmente, si fa chiarezza sull'esatta ripartizione delle competenze tra Unione e Stati membri in merito alla politica commerciale. Restano fuori dalla competenza UE solo le disposizioni relative agli investimenti esteri diversi da quelli diretti e quelle che riguardano la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati. Tuttavia, non nascondo la preoccupazione sul futuro della stessa politica commerciale europea, che è - tra l'altro - uno dei principali vettori del processo di integrazione: quale credibilità potremmo sperare di avere con i nostri partner, nei futuri negoziati, se qualunque accordo raggiunto dopo anni di trattative potrà essere, di fatto, bloccato da un solo parlamento nazionale o, addirittura, regionale?

Credo che i punti che dovremo seriamente e approfonditamente discutere, al più presto, siano due: qual è il senso, e il ruolo, del Parlamento Europeo? E' l'unica istituzione democraticamente eletta da tutti i cittadini dell'Unione ma questa discussione sembra affermare che il suo voto non tuteli quello stesso principio democratico. Dobbiamo fare attenzione, perché la strada che si è intrapresa è molto scivolosa.

Il secondo tema è il coinvolgimento dei parlamenti nazionali: non sarebbe più pratico - oltre che più efficace - prevedere un meccanismo di consultazione e discussione durante le fasi del processo negoziale, al posto del sistema attuale che dà, in sostanza, diritto di veto a circa 38 soggetti diversi?

Mi sembra siano questioni fondamentali, che vanno persino oltre la politica commerciale e riguardano la nostra concezione dello stare insieme come Unione e il futuro che intendiamo progettare". Così, in una nota, Alessia Mosca, europarlamentare del Partito Democratico e capogruppo dei Socialisti e Democratici nella commissione parlamentare Commercio Internazionale.