In seguito al ritiro delle truppe statunitensi e NATO dai territori dell’Afghanistan, il Gruppo S&D chiede alla NATO e agli USA di non far mancare il proprio impegno nell’assistere il Paese nei negoziati di pace in corso tra il governo afgano e i talebani. Solo un “cessate il fuoco” negoziato potrà generare una pace duratura nel Paese.

Nella visione del Gruppo S&D, la priorità dovrebbero essere le donne e i bambini. I progressi compiuti in materia di diritti della Donna sono una delle maggiori conquiste degli ultimi vent’anni in Afghanistan e vanno difesi. Pertanto i Socialisti e Democratici sostengono fortemente l’idea di vincolare qualsiasi promessa di aiuto economico a una condizionalità di rispetto dei diritti umani*.

Elena Yoncheva, eurodeputata e negoziatrice S&D della risoluzione, durante il dibattito in plenaria di martedì e in vista del voto di giovedì, ha dichiarato:

“Dopo vent’anni di presenza militare dalla caduta del governo talebano, la situazione in Afghanistan rimane molto incerta, ben lungi dalla stabilità. I talebani stanno riacquistando il controllo delle influenze su alcune parti del Paese, e assistiamo anche una recrudescenza delle violenze contro giornalisti, giudici e funzionari governativi. L’anno scorso si sono superate le ottomila vittime tra i civili, molte delle quali erano donne e bambini. Sussistono anche alti livelli di estrema povertà e corruzione, e il traffico di droga e armi continua a finanziare le organizzazioni terroristiche.

“La popolazione afgana merita pace e prosperità. Ora è il momento di ripensare e riformulare le nostre politiche. L’Ue non può più limitarsi agli aiuti economici, ma deve agire come attore globale nella regione, coinvolgendo anche tutti gli altri attori e sostenendo l’equilibrio dei poteri, che giocherà a tutto vantaggio della pace”.

Maria Arena, eurodeputata S&D e presidente della subcommissione diritti umani, ha dichiarato:

“Sono estremamente preoccupata che le donne afgane possano pagare il prezzo più alto del ritiro degli Stati Uniti dall’Afghanistan. Vivono già nel timore che i talebani sfruttino quest’opportunità per reintrodurre molte delle regole oppressive già viste durante il loro regime negli anni Novanta, quando le ragazze erano escluse da scuola e le donne vivevano da prigioniere in casa.

“Noi non dobbiamo permettere che ciò accada. Le giovani donne e le ragazze afgane devono continuare ad andare a scuola. Dobbiamo garantire che i circoscritti ma concreti progressi compiuti per le donne nel campo dell’educazione e della partecipazione alla vita politica e civile non siano vanificati. Pertanto chiediamo una forte condizionalità di rispetto dei diritti umani legata a doppio filo con qualsiasi forma di assistenza economica e finanziaria Ue per la ricostruzione del Paese. La priorità Ue deve essere la promozione di lungo periodo dei diritti fondamentali delle donne, la lotta contro la violenza domestica, sessuale e di genere, contro i matrimoni forzati e la garanzia d’accesso alle cure sanitarie”.

Note:

L’Ue ha impegnato più di 5,1 miliardi di euro in Afghanistan tra il 2002 e il 2020; in seguito si è impegnata per 1,2 miliardi di assistenza al Paese alla Conferenza di Ginevra per il periodo 2021-2025.

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Belgio
Membro
Bulgaria
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