Il Parlamento europeo oggi ha raggiunto accordo su una risoluzione relativa alle conclusioni del Consiglio europeo straordinario tenutosi dal 17 al 21 luglio 2020. I Socialisti e Democratici sono stati tra i promotori di questo documento congiunto, che riflette la posizione adottata dal Gruppo.

Iratxe García, presidente del Gruppo S&D ha dichiarato:

“Nel momento in cui affrontiamo la peggior crisi della nostra generazione, l’Unione europea non può lasciare indietro né le generazioni attuali, né quelle future. Per la prima volta nella storia dell’Unione, gli stati membri hanno trovato un’intesa sull’emissione di debito comune. Più di 750.000 milioni di euro del Fondo per la ripresa, saranno erogati a titolo di contributo a fondo perduto. Il debito europeo comune non dovrebbe gravare sui bilanci nazionali e la restituzione dovrebbe avvenire mediante l’impiego di risorse proprie dell’Unione. Per questo dobbiamo poter contare su un solido sistema di risorse proprie, così come proposto dal mio Gruppo. Il peso del finanziamento della ripresa non deve ricadere sulle spalle dei più deboli e vulnerabili. Esortiamo quindi la Commissione ad avanzare la proposta di un puntuale cronoprogramma e obiettivi chiari per l’istituzione di un sistema di raccolta di risorse proprie robusto e funzionale.

“Tuttavia, le risorse destinate al Quadro finanziario pluriennale (QFP), sono meno di quanto avremmo desiderato. Se da un lato approviamo la destinazione del 30% del totale al Green Deal, dall’altro riteniamo vi siano ancora molti capitoli della proposta sottofinanziati: gli aiuti umanitari, la cooperazione, la ricerca, programmi come Horizon Europe, InvestEU, LIFE, Erasmus+, ESF+ e Digital Europe. I socialdemocratici non accetteranno i tagli applicati agli obiettivi di lungo periodo, proprio nel momento in cui le risorse sono più necessarie. Chiediamo che i negoziati abbiano inizio prima possibile, per aumentare il volume dei finanziamenti.

“In Europa, condividiamo un principio di solidarietà, ma anche di responsabilità. Rimarremo molto fermi sulle nostre posizioni contro qualsiasi proposta che metta in discussione lo Stato di Diritto, il nostro migliore strumento a difesa dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Come Socialisti e Democratici, vogliamo essere molto chiari: l’Unione europea non è una banca, ed è per questo che pretendiamo che non un solo euro vada a quei governi che non agiscono nel pieno rispetto dei nostri valori fondamentali.

“Questo Parlamento è pronto a negoziare il QFP dal 2018. Ora è tempo di agire. Grazie agli impegni assunti, l’Unione europea dimostra di aver imparato la lezione impartita dalla crisi del 2008. L’austerità ha salvato le banche e abbandonato i cittadini, ma noi non permetteremo che ciò si ripeta, e vogliamo che le persone siano poste prima e al centro di tutto. Dobbiamo quindi focalizzare i nostri sforzi sulla trasformazione necessaria a ottenere una società più verde, più digitale e inclusiva, che non lasci indietro nessuno”.

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